Il Ducato dei Vini Friulani

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03 Gennaio 2014

Dieta D’autunno 26 Ottobre 2012

Relazione del sen. Silvano Bertossi, giornalista
in occasione del 40° del Ducato dei vini friulani
Villa Manin di Passariano, 26 ottobre 2012

Il Ducato ha 40 anni

Raccontare una storia, quella del Ducato dei vini friulani, raccontarla in sintesi non è una cosa facile. Si rischia di non dire tutto perché il lavoro del Ducato e le iniziative prese in favore soprattutto dei vini friulani sono state tantissime. Io, comunque, ci provo perché questo organismo, per 40 anni, ha svolto una considerevole attività non solo per il vino, ma per altri prodotti friulani e per tutta la cultura legata all’enologia, oltre che un intelligente lavoro di educazione (ricordiamo l’educazione al bere dedicata ai giovani). In questi 40 anni molte sono state le personalità che hanno contribuito , in vari modi, al miglioramento di un “prodotto” che nella nostra regione ha sempre trovato amatori, estimatori, consumatori ed entusiasti e convinti produttori. Il Ducato dei vini friulani nasce a Cividale il 10 novembre del 1972 e sceglie la denominazione di “Ducato” per un riferimento storico al periodo della denominazione longobarda, che aveva posto a capo del Friuli, appunto, un Duca, La cerimonia di fondazione avviene nelle sale del famoso ristorante “Boschetti” di Tricesimo ed i soci fondatori sono 37. li ricordiamo in stretto ordine alfabetico:
Franco Antonutti di Colloredo di Prato
Douglas Attems di Lucinico di Gorizia
Aldo Bader di Gorizia
Isi Benini di Udine
Giobatta Bidoli di San Daniele del Friuli
Angelo Candolini di Udine
Ivo Cardinali di Udine
Manlio Collavini di Rivignano
Cecilia Mareschi Danieli di Buttrio
Girolamo Dorigo di Manzano
Livio Felluga di Brazzano di Cormons
Marco Felluga di Gradisca d’Isonzo
Furio Finzi di Udine
Antonio Furchir di Udine
Michele Formentini di Gorizia
Francesco Gottardo di Udine
Italo Mareschi di San Daniele del Friuli
Enrico Manganotti di Udine
Lao Menazzi Moretti di Udine
Andrea Nalon di Savorgnano al Torre
Alessandro Nazzi di Milano
Gaetano Perusini di Ipplis di Premariacco
Ercole Pighin di Risano
Vittorio Puiatti di Cormons
I fratelli Rodaro di Spessa
Pietro Rubini di Spessa
Valerio Rossitti di Feletto Umberto
Renzo Sanna di Udine
Miki Sgobino Forchir di Udine
Gino Serena di Spilimbergo
Mario Schioppetto di Capriva di Cormons
Giorgio Stavro Santarosa di Capriva di Cormons
Bepi Tosolini di Udine
Giampaolo Volpe Pasini di Togliano di Cividale
Luigi Valle di Buttrio
Il primo Duca è stato Ottavio I, al secolo Ottavio Valerio, coadiuvato dalla corte formata da 11 nobili in rappresentanza di varie categorie che con il vino, la gastronomia e i distillati hanno in qualche modo a che fare. La prima Corte ducale è composta da Aldo Bader, ragioniere e produttore di vini, Isi Benini, giornalista (è lui l’animatore, un vulcano, che dieci ne pensa e cento ne fa), Angelo Candolini, avvocato e industriale della distillazione, Giovanni Della Giusta, chef e maître di fama internazionale, Girolamo Dorigo, commercialista e produttore di vini, Italo Gottardo, enotecnico, la signora Miki Sgobino Forchir, architetto, il conte Michele Formentini, avvocato e produttore di vini, Stelio Rosolini, giornalista, Valerio Rossitti, pediatra ed enogastronomo, Gianni Zuliani, docente universitario e direttore della Fiera di Pordenone.
In occasione del congresso nazionale dei sommlier, che si tiene a Udine dal 12 al 15 novembre 1972, viene assegnata una targa speciale attribuita per la prima volta all’Enoteca udinese “Spezieria pei Sani” dove “bere bene e con giudizio” giova alla salute. Nella prima Dieta il Duca Ottavio I traccia, partendo dal Cinquecento, una panoramica ed una lucida ed inconsueta anatomia della letteratura e della cultura friulane con citazioni di Giovan Battista Michieli che, verso la fine del Cinquecento, cantava le lodi dei vini friulani, ricordando il goldoniano “Picolito del Tokai germano”, la pateticamente dotta memoria dell’oste letterato Domenico Pletti e la divertente rima (pare di Romeo Battistig) dedicata “Ai Piombi” di Udine. Citati anche i cantori viventi dello “Almo licore” come Chino Ermacora, Silvio Benco, Arturo Marescalchi e Diego Valeri ricordati da quell’eccezionale oratore che era Valerio che, con molta enfasi stemperata dai “profums a raspolòns”, è fonte di ispirazione oratoria, di alimento a tavola e compagno di allegre e spontanee brigate. Iniziano i collegamenti con le Confraternite del Nord Italia come il Sovrano e Nobilissimo Ordine del Recioto, la Contea del Valpolicella, la Confraternita del Prosecco di Valdobbiadene, l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini di Alba e della Vite e del Vino di Trento. Uno stretto e amicale collegamento c’è con il Gran Maestro Pasquale Terrida della Confraternita della vite e del vino di Pramaggiore, una cugina, diciamo, diretta del Ducato friulano. Sempre nel 1972, a Villa Manin di Passariano, il collare rosso di nobile del vino friulano viene assegnato al senatore Mario Toros, che ricopre la carica di ministro per le regioni. Il professor Gaetano Perusini tiene una dotta relazione sulla grappa friulana ricordando che questo distillato è citato anche in un antico documento del XV secolo, “Questo – sostiene Perusini – dimostra che il prodotto si è diffuso partendo da qui per espandersi in tutta l’Italia settentrionale prima e poi in tutto il resto d’Europa”. Isi Benini, dopo il terremoto del 1976, dal suo privilegiato osservatorio sulle colonne della rivista “Il Vino”, diretta da lui stesso, titola “Parlano soltanto del grande ritorno”. Il grande ritorno è quello “della gente dei campi che torna al lavoro, impegnata nelle vendemmie, proprio sulla spinta di quella rabbia che soltanto i forti, e gli uomini e le donne del Friuli lo sono, sanno trasformare nel coraggio che ha permesso a questa stupenda gente di respingere con orgoglio la troppo frettolosa  immagine di terra bruciata, di paesi e città fantasma, di un deserto senza speranze”. La natura non si cancella, non si annulla. A ottobre nasce il nuovo vino e ogni anno si ripete il dono meraviglioso. Un miracolo che continua sempre e continuerà fino a quando l’uomo manterrà il rispetto per l’ambiente che lo circonda. Il Ducato dei vini friulani, in collaborazione con Friuli nel Mondo e il coordinamento di Valentino Boem, organizza, nel 1977 il “Charter della vendemmia” per festeggiare il centenario di fondazione della città di Colonia Caroya da parte di un gruppo di friulani emigrati in Argentina. Partecipano al viaggio una sessantina di nobili e durante una serata di gala Orfeo Salvador, presidente del Centro regionale per la viticoltura del Friuli Venezia Giulia, tiene una interessante relazione sul tema “L’argentina dei vini friulani”. Il Paese sudamericano si mostra in tutta la sua dimensione come produttore di vini creati dalla quinta generazione di coloni friulani e veneti. Tutti gli incontri a Buenos Aires, Mendoza, San Juan, Cordoba, Resistencia, Reconquista, Colonia Caroya, Jesus Mariae, Rosario e Mar del Plata sono incontri d’amore, di abbracci, di felicità, di promesse fatte nelle “Bodegas del vino” e sui sentieri ombrosi delle vendemmie. Un secolo prima sono arrivati i coloni che hanno vinto le “pampas”, le boscaglie, la desolazione delle sterminate praterie, la diffidenza degli abitanti del luogo e che hanno superato anche l’incubo dell’evidente sproporzione fra le braccia e la vastità della terra da lavorare. Nella primavera del 1980 nasce “Asparagus”. Di ritorno dal Veneto di “Cocofungo”, Elio Del Fabbro del “Grop” di Tavagnacco e Isi Benini inventano il biennale appuntamento che si ripete ancora oggi. I “Magnifici sei” della ristorazione che aderiscono con entusiasmo alle prime battute dell’iniziativa sono Giorgio Trentin del “Boschetti” di Tricesimo, Elio Del Fabbro del “Grop” di Tavagnacco, Franco Marini di ”Là di Moret” di Udine”, Giovanni Gallinaro del “Astoria Italia” di Udine, Aldo Morassutti del “Da Toni” di Gradiscutta di Varmo e Gianni Cosetti del “Roma” di Tolmezzo. Un quarto di nobiltà e anche più il Ducato se l’è conquistato specialmente dopo la nomina a nobili del vino friulano dei principi Ranieri e Alberto di Monaco che sono entrati nella grande famiglia del Ducato.
Un doveroso ricordo, sentito e affettuoso, per chi ha retto il Ducato:
l’entusiasta e grande oratore Ottavio Valerio, il dotto professor Vittorio Marangone, l’enotecnico Italo Gottardo (reggente), l’onorevole Alfeo Mizzau sincera anima del Friuli, l’irruente Emilio Del Gobbo, il pacioso Noè Bertolin
(reggente) e ora Piero Villotta, che si dà molto da fare perché il Ducato abbia la visibilità e l’attenzione che merita.
Parliamo delle trasferte. Cominciamo con quella in Canada (1976), in Argentina (1978), in Sud Africa (1979) e in Australia (1980) per allacciare nuovi rapporti nel nome del vino. Sarà una delegazione guidata dal Duca Piero I a ritornare, quest’anno a Melbourne, per fondare una nuova Contea dopo quelle di Toronto, Roma. Nel 1995 il Ducato varca l’oceano alla volta di Montreal e Toronto. A Montreal il Ducato deposita dei vini al Caveau de la Maison du Governeur, una cantina ricavata nei sotterranei della città in cui sono custoditi vini di tutto il mondo.
Quante cose ci sarebbero ancora da dire. Il Ducato, in questi 40 anni, ha fatto la sua parte e se siamo qui a festeggiare significa che il tempo è galantuomo.
Un grande galantuomo.
Non ruba niente.
Restituisce tutto.

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