Il Ducato dei Vini Friulani

Troppo spesso,  quando sentiamo parlare di alcol e giovani, siamo costretti a constatare  che alla base dei ragionamenti ci sono almeno due equivoci. Il primo dei quali riguarda una presunta equivalenza  tra alcool e vino. Ma così non è.
Fra il vino e gli altri alcolici, e i super alcolici in particolare, la differenza è notevole e non solo per la gradazione.

Il vino contiene una sostanza, il resveratrolo, e degli anti-ossidanti, gli antociani e le procianidine (tannini), che ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali (NatureAnnals of New York Academy of Sciences, Circulation, Journal of Nutrition) hanno dimostrato utili alla salute. I benefici riguardano in particolare la circolazione sanguigna, la prevenzione delle cardiopatie, dei tumori e dell’Helicobacter, batterio che provoca ulcere e favorisce il linfoma gastrico.

Il secondo elemento di confusione è costituito da una curiosa inversione di ruoli  fra il colpevole e il danneggiato.
Prendete un inizio di frase del tipo “L’abuso di vino o di alcolici …”:  la grammatica e la logica ci dicono che il soggetto della proposizione è l’abuso. È lui, dunque, il colpevole. Eppure, se ci fate caso,  nella maggioranza delle argomentazioni che seguono tale premessa a salire sul banco degli imputati non è l’abuso ma l’abusato, cioè il vino. L’obiezione che viene avanzata è che se non ci fosse il vino non ci sarebbe neppure il suo abuso. Si tratta di una argomentazione piuttosto peregrina. Se infatti fosse corretta essa dovrebbe valere per qualsiasi altro prodotto o situazione. Dovremmo, ad esempio,  mettere al bando le auto per evitare l’abuso da parte di chi guida, e dovremmo mettere fuori commercio radioline, lettori musicali e casse acustiche perché l’abuso dei decibel altera le funzioni percettive. Insomma, dato che si può abusare di tutto, non solo di alimenti e di bevande,  tutto, in quanto “abusabile”,  dovrebbe essere messo al bando perché potenzialmente dannoso.

Ma, come diceva un arguto medico-chirurgo ed enologo, Andrea Andreotti, “Una verità è indiscutibile: non è il vino che fa male, ma il suo abuso! È quindi del tutto ingiustificato nascondere o sottovalutare le proprietà benefiche e salutari del vino per timore del suo possibile abuso.”

Ma c’è anche un terzo equivoco da sfatare, e si trova nella testa di una parte dei  consumatori, fra cui molti giovani. Per costoro il vino è una specie di  bevanda dissetante, da bere a garganella. Non è così. Quando abbiamo sete la bevanda ideale è l’acqua. Il vino va assunto solo quando il corpo ha ristabilito il suo equilibrio ed è in grado di apprezzarlo per quello che è: un nobile alimento da  degustare, assaporare, centellinare, delibare (usate il verbo che volete), preferibilmente accompagnato ad altre vivande, e mai e poi mai  da bere smodatamente. Senza dimenticare  che il vino è  anche uno dei fondamentali ingredienti per la preparazione di molte prelibate pietanze.

Ogni tanto, poi, si scopre qualcuno con la  nostalgia del proibizionismo. La storia, evidentemente, non sempre riesce ad essere maestra di vita. Il proibizionismo, com’è noto,  non ha mai eliminato il consumo di alcunché. I canali di approvvigionamento alternativo, infatti, sono sempre numerosi. Per di più la proibizione  favorisce, oltre al commercio illegale e alla lievitazione dei prezzi, anche il piacere subdolo, ma umanissimo (e antichissimo), della trasgressione. Un piacere che nei giovani  finirebbe per sommarsi con  quello della trasgressione “quantitativa”, cioè del bere smodato, tipico di chi si trova nell’età evolutiva. Di chi, in sostanza, ancora privo di una sua  forte e matura personalità, pensa di nascondere questa mancanza dietro esibizioni di spavalderia,  o ritiene di legittimare il suo ingresso nella società degli adulti con  irrazionali e “neo-tribali” forme di  iniziazione.

 

Che fare, allora, di fronte ad un fenomeno che pure c’è, come quello del bere scorretto? La risposta per noi non è demonizzare, ma è educare. Educare ad un bere consapevole e moderato. La cultura, sia essa del bere, del mangiare o dello stare in società, è l’unica risposta veramente efficace. E il  Ducato dei vini friulani ha deciso di farla sua.