03 Ottobre 2015
Vinitaly 2015
E’ stato proprio il Ducato che mi ha fatto conoscere il Vinitaly, tanti anni fa, quando ancora insegnavo e non mi era facile ritagliarmi una giornata da dedicare a questa “mostra” così diversa da quelle che per formazione intellettuale e per esigenze professionali ero abituata a frequentare. Già allora però ero profondamente convinta che il vino fosse espressione della storia e della cultura di un Paese, benché all’epoca tale opinione non fosse, come oggi, ampiamente condivisa.
Nel corso degli anni ho continuato, tranne qualche rara defezione, a visitare il Vinitaly, con attenzione sempre maggiore, essendo nel frattempo cresciuta, anche per le opportunità offertemi dal Ducato, la mia conoscenza del mondo del vino. Quest’anno poi ho dedicato all’evento ben due giornate, una prima di apprendimento teorico, una seconda di esperienze gustative, infatti, insieme con mio marito che condivide, sotto un diverso profilo, il mio interesse per il settore vitivinicolo, ho seguito un seminario sulle problematiche giuridiche ed economiche conseguenti all’applicazione a livello nazionale dell’ultimo Regolamento comunitario in materia (il n° 1308/2013) che ha disposto importanti modifiche riguardo ai diritti di impianto, espianto e reimpianto dei vigneti, ponendo fine alla loro commercializzazione e introducendo un regime di autorizzazioni.
Il seminario era organizzato dai Giuristi del vino e della Vite, cioè dagli “avvocati del vino”, ma le relazioni erano così chiare e concrete da risultare comprensibili non soltanto agli specialisti. Sempre all’insegna del binomio cultura-enogastronomia, al seminario è seguito un piacevole pranzo al “Ristorante d’autore”, a cura dell’associazione delle Donne del vino, quest’anno affidato alla grandi “regine dei fornelli”, dunque a sole chef donne, ogni giorno una diversa, tra cui anche Antonia Klugmann di Dolegna del Collio. A me è capitato di gustare il delizioso menù preparato da due cuoche rese note dalla televisione, Viviana Varese e Sandra Ciciniello, titolari del ristorante “Alice” di Milano; tra i commensali c’erano anche illustri rappresentanti della politica agraria e della cultura enologica come il parlamentare europeo De Castro, il ministro Martina, i presidenti degli Assoenologi italiani, in carica ed emerito, Cottarella e Martelli.
La seconda giornata, più affollata della prima benché fosse un lunedì, l’ho riservata, come già detto, alla visita degli stand e a degustazioni mirate. Naturalmente ho visitato prima di tutto il nostro padiglione meritatamente segnalato con lo slogan “un sorso di eccellenza”. Ho salutato la nostra gente, ma non mi sono soffermata a lungo perché con piacere li ho visti presi d’assalto da un pubblico numeroso e interessato. Come riportato dai massmedia, il Friuli gode di un sempre maggior apprezzamento da parte degli intenditori per la sua produzione che si impone non per la quantità, bensì per la qualità.
Per giudizio unanime, il bilancio complessivo della manifestazione del Vinitaly, nonostantante l’anticipazione della data in vista dell’Expo e la conseguente vicinanza al ProWein di Düsseldorf, ha raggiunto risultati del tutto positivi, il che rappresenta un giusto premio per l’impegno e la capacità dei vignaioli, ma anche un buon auspicio per il futuro del Paese che già con il Prosecco, denominazione salvata per la presenza nella nostra Regione dell’omonimo borgo carsolino, ha superato nelle vendite le bollicine francesi.
Claudia Iannis